Milan: la rivoluzione parte da Mihajlovic e mister Bee

C’è aria di rivoluzione in casa Milan. Nel giro di tre giorni è successo di tutto: via il vecchio dentro il nuovo. Dopo una stagione tribolata, mediocre e priva di qualsiasi tipo di soddisfazione, si stanno muovendo i tasselli per una vera e propria rifondazione, che, come si augurano anche gli esperti di scommesse sulla serie a betfair, riporti i rossoneri al livello che corrisponde loro . Come in tutte le cose, toccato il fondo si pensa a una risalita, e lo si fa innanzitutto cambiando società e guida tecnica.

Partiamo dal principio: il campionato 2014/2015 inizia con l’entusiasmo alle stelle. Esonerato Clarence Seedorf, dopo un ottimo girone di ritorno nella stagione precedente, si punta tutto sul rampollo di casa, quel Filippo Inzaghi tanto amato dai tifosi perché eroe di molte battaglie con la maglia rossonera, Atene 2007 su tutte. L’ex numero 9 arriva dall’ottima esperienza sulla panchina della Primavera milanista, con cui ha vinto il torneo di Viareggio. Pippo pare avere le idee chiare, in teoria: modulo tutto corsa e impostazione basato sul 4-3-3, gioco votato all’attacco, continui movimenti e scambi sulle fasce.

Chiede alcuni giocatori e viene accontentato: prima Menez, poi Cerci, e infine Destro, arrivato in prestito dalla Roma. Arriva un rinforzo notevole in porta, quel Diego Lopez inspiegabilmente scartato dal Real Madrid, e infine un ottimo rincalzo a centrocampo, Jack Bonaventura, che ha senza dubbio portato qualità in mezzo al campo. Insomma, le premesse c’erano tutte e difatti il Milan inizia abbastanza bene, sia in fatto di risultati che in fatto di gioco espresso. Ma è una chimera che dura, in maniera altalenante, sino a dicembre.

Con l’inizio del 2015 inizia anche un crollo repentino: il Milan passa dalla lotta al terzo posto a metà classifica, andando a racimolare solo 27 punti nel girone di ritorno. Questo comporta la perdita di tutti gli obiettivi prefissati, compreso, per il secondo anno consecutivo il diritto di accedere in Europa. Ma non solo: i rossoneri danno vita a gare senza mordente, senza voglia e in totale confusione tattica. Inzaghi perde il suo ruolo per strada, e questo porta al suo inevitabile esonero, nonostante il contratto in scadenza nel 2016.

Si sono fatti i nomi più disparati per il nuovo tecnico: Da Sarri a Emery, da Spalletti a Donadoni, da Conte a Montella. Ma l’ha spuntata Mihajlovic, che ha già avuto un incontro con la società e sul quale si attende solo l’annuncio ufficiale. Un cambio radicale: si passa da quello che è stato definito “molle” a un sergente di ferro, con in più non solo l’esperienza ma anche un’idea di gioco ben precisa. Il serbo non è uno che bada a fronzoli, ma va dritto al sodo. Imposta le sue squadre sull’essenzialità pur non rinunciando alla fantasia, in particolare a centrocampo.

E’ per questo che vuole portare in rossonero un suo ex pupillo alla Sampadoria, Soriano. E sta tendando di convincere la società a virare su un ex mai dimenticato, un certo Zlatan Ibrahimovic. Società che sta pian paino mutando: è partita infatti la vendita, graduale, di ACM a una cordata cinese che ha come referente mister Bee Teachaubol, broker thailandese. A lui sarà ceduto a breve il 48% delle azioni, che diventeranno totali nel giro di un anno. Finisce dunque l’era Berlusconi, che per ora rimane presidente. Fino alla cessione definitiva.